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Lezione da Sarah

Data: da 05/03/20 a 08/03/20

Orario

dal 5 marzo 2019 al 8 marzo 2020
giovedì, venerdi, e sabato ore 20.00
domenica ore 18.45

Ospitato in

Indirizzo

Indirizzo: Via Mecenate, 2
Zona: Rione Monti (Colosseo-S.Giovanni-S.Maria Maggiore) (Roma centro)

Informazioni

Intero: € 18,00

La programmazione potrebbe subire modifiche o annullamenti. Si consiglia di verificare il sito e/o la pagina facebook del teatro.

Contatti

Descrizione

con Galatea Ranzi e Martina Galletta
di Pino Tierno
regia di Ferdinando Ceriani

Un palcoscenico vuoto. Negli angoli bui si intravedono bauli, riflettori, materiali di attrezzeria accatastati alla meno peggio. Da fuori, giungono i rumori di una modernità aggressiva, traffico caotico, clacson, che contrastano con il silenzio senza tempo del palcoscenico. Dal buio del fondo palco si affaccia una ragazza, Marie. È incerta se entrare o meno, sembra impaurita. Cerca, smarrita, il volto della “Signora” che l’ha convocata per un provino. Questa Signora è Sarah Bernhardt, interpretata da Galatea Ranzi.

Così ha inizio Lezione da Sarah, una rielaborazione drammaturgica di Pino Tierno dell’Arte del Teatro, che la Bernhardt scrisse “per divertirmi ma anche per rendermi utile” alla fine della sua lunga vita artistica.

Più che a un provino, assistiamo a una vera e propria éducation artistique, realizzata “al momento” da Sarah, che con un gesto, un movimento del corpo, cambia le luci sul palco, aziona musiche, crea atmosfere diverse per trovare la giusta cornice ai frammenti teatrali a cui Marie tenta di dare vita e corpo. Ma soprattutto saranno i suoi suggerimenti, le sue sferzate e le sue brutali stroncature a modellare progressivamente l’acerba Marie, a darle quella sicurezza nei propri mezzi che ne faranno, un domani, forse, una vera attrice.

Un grande atto di amore per il teatro, un gioco di specchi in cui si riflettono le grandi eroine della drammaturgia europea, da Fedra a Chimena a Ofelia, offrendo alla vista dello spettatore quel lato oscuro del nostro mestiere, a lui generalmente precluso, in cui si cela la fatica di fare teatro, quel senso di irrealizzabile perfezione che l’attore persegue, quella tensione, quel dolore, quell’irrefrenabile gioia di essere i messaggeri imperfetti della poesia come scriveva Giorgio Strehler.

Parole chiave

Data di ultima verifica: 01/10/19 15:24